• Tiziano Campi, trecentrotrenta foglie e uno sbuffo di vento
Tiziano Campi, trecentrotrenta foglie e uno sbuffo di vento a cura di freemocco pag. 64 formato 21×29 copertina plastificata scritti di Carlo Alberto Bucci, Alessandro Piergallini, Sauro Cardinali Domenica 14 giugno alle 18:30, nello spazio freemocco di Deruta (PG), si inaugura la personale di Tiziano Campi: trecentotrenta foglie e uno sbuffo di vento. La mostra prende il nome da una delle otto opere esposte, tutte realizzate negli ultimi tre anni di lavoro. In prima battuta la formalizzazione delle opere di Tiziano Campi potrebbe essere definita scultorea. Ma il suo rapporto con la materia non è per nulla scontato. Il suo modo di lavorare per sottrazione, o meglio per alleggerimento, annulla la retorica classica della statuaria; della massa come ingombro dello spazio e come mera rappresentazione. Così, come accade in trecentotrenta foglie e uno sbuffo di vento, la forma canonica della colonna si conclude riscattandosi con una rotazione sull’asse verticale, aprendosi allo spazio, all’aria intorno, in modo lieve ma radicale. Le forme originarie dell’artista, che si ripetono sempre differenti in ognuno dei lavori esposti, sono frutto di un processo di relazioni tra il suo corpo, gli esempi della storia dell’arte che più lo appassionano, alcuni gesti imparati dal gioco, i materiali, e la ricerca costante di equilibro. La forma della barcafoglia che in mostra s’incontra più volte, per esempio, l’ha imparata da bambino, per fare navigare una foglia lanceolata di canna sulla superficie dell’acqua di un canale, trasformandola in una barca, barcafoglia. Natura e cultura si incontrano leggere e diventano un tutt’uno mobile. Ogni volta il gesto e la forma si dirigono nel lavoro verso i materiali più disparati, che lo affascinano e ci incantano. E ogni volta un nome ironico ci restituisce quella forma, sempre differente ma ancora identica, capace di stupire. Così nella Pelona, in Naviga ma non rema, in In-tra-mon-ta-bi-le. Così in La matta, fatta di cartone ondulato e campanelli da pescatore in alluminio, che mettono in vibrazione lo spazio intorno anche attraverso il suono. Nel lavoro Tiziano Campi innesca con i materiali un rapporto molto speciale. È necessario che questi vengano filtrati attraverso il suo corpo, misurati dai suoi parametri, esplorati nell’intimità. Da molti anni percorre spesso una mezza parte d’Italia per spostarsi dalla Liguria, sua terra di origine, all’Umbria. Di questa terra d’adozione, in cui espone più volte e lavora diversi mesi all’anno, conosce una quantità sorprendente di luoghi in cui reperire i materiali e le specifiche competenze artigianali che si rendono, di volta in volta, necessarie. Tra il suo studio ligure e le colline umbre si costruiscono lavori per metà stanziali e per metà nomadi, come la Palafritta, che in mostra occuperà lo spazio di una intera stanza. Le bacchette di legno cilindriche da cui è composta sono idee di forma in filigrana, che ci invitano a prendere atto dell’ambiente circostante, attraverso una molteplice geografia di assi cartesiani. In occasione dell’inaugurazione verrà presentato il libro TRECENTOTRENTA FOGLIE E UNO SBUFFO DI VENTO con scritti di Carlo Alberto Bucci, Alessandro Piergallini e Sauro Cradinali.

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Tiziano Campi, trecentrotrenta foglie e uno sbuffo di vento

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